La cardiomiopatia nelle distrofinopatie: caratterizzazione e progressione

Titolare del progetto: Rachele Adorisio, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Durata: 1 anno
Importo: 20.000 euro

Progetto finanziato da Parent Project aps

Finanziato da Parent Project aps, il progetto coordinato da Rachele Adorisio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, è uno dei quattro che ha ricevuto, attraverso il bando per la ricerca 2018, la tipologia di finanziamento detta Fast Track di importo di 20.000€.
Questo progetto ha preso il via a settembre del 2021 e ha durata di un anno. Il principale scopo della ricerca è analizzare il rimodellamento ventricolare sinistro prima dei 10 anni di età e l’effetto degli ACE inibitori su di esso.

La sopravvivenza nella distrofia muscolare di Duchenne è migliorata nell’ultimo decennio grazie all’uso di glucocorticoidi e supporto respiratorio. Nonostante questo miglioramento, la patologia cardiovascolare è emersa come causa principale di morbilità e mortalità. L’insufficienza cardiaca allo stadio finale dovuta alla cardiomiopatia dilatativa (CMD) è una delle sfide terapeutiche più rilevanti nella gestione dei pazienti DMD: lo scompenso cardiaco colpisce il 100% dei pazienti di età superiore ai 30 anni ed è responsabile di oltre il 50% dei decessi. Le attuali linee guida hanno sottolineato l’importanza di stabilire una strategia preventiva con gli ACE inibitori nei bambini dopo i 10 anni, ma il meccanismo di azione è ancora sconosciuto. Le caratteristiche del rimodellamento del ventricolo sinistro non sono chiare e non sono attualmente disponibili dati sul tempo di insorgenza.

Questo progetto è articolato su diversi aspetti della cardiomiopatia dilatativa, includendo l’analisi dei meccanismi di rimodellamento metabolico alle caratteristiche di adattamento del ventricolo sinistro. Fino a ora, il gruppo della dottoressa Adorisio ha condotto un’analisi retrospettiva, monocentrica, su pazienti affetti da DMD-CMD prima dei 10 anni di età, senza dilatazione del ventricolo sinistro (VS) per caratterizzarne il rimodellamento prima di tale età e gli effetti degli ACE inibitori su di esso.

Sono stati raccolti dati ecocardiografici sul VS alla prima valutazione (prima degli ACE inibitori), a un anno dal trattamento e all’ultimo follow-up. Uno spessore relativo di parete (RWT) <0,32 era indice di atrofia cardiaca. Sono stati reclutati 45 pazienti (10,3 ±2,9 anni) e il 72% di essi presentava RWT < 0,32 (0,29 ± 0,05) alla prima valutazione. Dopo 1 anno di trattamento la percentuale di pazienti con atrofia cardiaca era invariata (p = 0,52): in 6 pazienti era progredita e in 6 pazienti regredita. All’ultimo follow-up (35,5 mesi, ±7,7) la prevalenza di atrofia cardiaca era leggermente aumentata (78% – p = 0,15): 9 pazienti (28%) hanno sviluppato atrofia cardiaca nonostante la terapia con ACE inibitori, mentre 6 pazienti (19%) hanno mostrato regressione. Né la progressione né la regressione erano statisticamente significative (p = 0,15, p = 0,4 rispettivamente). L’età media all’inizio della terapia con ACE inibitori era di 11,2 (± 2,9). Tutti i pazienti sono stati trattati con ACE inibitori: il 48% è stato trattato con Enalapril, il 26% con Ramipril, il 17% con Perindopril e il restante con Fosinopril o Lisinopril.

In conclusione l’atrofia cardiaca è già presente prima dei 10 anni di età, gli ACE inibitori sembrano rallentarne la progressione ma non invertirne il processo. Sono attualmente in corso le analisi sul rimodellamento metabolico del cuore, durante le diverse fasi dello scompenso cardiaco.

 

 

Figura 1: RWT (spessore di parete regionale, parametro usato per esprimere il pattern geometrico del ventricolo sinistro) <0,32 è indice di atrofia cardiaca. Età media dei 45 pazienti: 10.3 anni (±2,9 anni); 72% di essi presentava RWT < 0,32 (0,29 ± 0,05) alla prima valutazione

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