Progetto Erasmus+ QUALITY YOUTH MENTORING FOR INCLUSION: come è andato il Pilot test
Si avvicina alla sua conclusione il progetto europeo Quality Youth Mentoring for Inclusion, che ha coinvolto, oltre Parent Project aps anche associazioni che si occupano di malattie rare in Spagna, Croazia e a Cipro.
Il progetto è stato condotto da una rete europea, composta da organizzazioni di diversi paesi membri dell’Unione, attive nell’ambito delle malattie rare. All’orizzonte, il fine di promuovere l’empowerment di giovani con malattie rare, che devono fronteggiare ostacoli simili, nella loro vita quotidiana, attraverso un programma di mentoring.
Il programma ha puntato a costruire un incontro tra giovani e giovani adulti (in coppie mentor/mentee) attraverso un percorso di conoscenza reciproca. Il/la mentore svolge, in questo contesto, un ruolo da ‘fratello/sorella maggiore’, condividendo abilità e tecniche per aiutare l’altra persona ad acquisire consapevolezza dei suoi punti di forza, migliorando la propria resilienza e la gestione delle emozioni.
In Italia, come negli altri paesi delle organizzazioni partner, si è svolto nel corso del 2024 un “pilot test”, un percorso sperimentale per avviare la costruzione di una rete di coppie mentor/mentee costituite da persone con patologie rare. A curare questa fase per Parent Project è stato Vittorio Montixi, operatore educativo che da anni lavora al fianco dei giovani della comunità Duchenne e Becker e con ragazzi con altre patologie neuromuscolari.
Il tutto è iniziato con un periodo di selezione, durante il quale sono state valutate la disponibilità dei potenziali mentori a impegnarsi pienamente nel programma e le loro esperienze personali, in particolare quelle che avrebbero potuto risuonare con i mentee. Altri criteri chiave considerati per la scelta dei candidati sono stati l’empatia, la capacità di comunicazione interpersonale efficace, le qualità di leadership, oltre che la compatibilità delle potenziali coppie a livello di valori.
Durante il processo di abbinamento, è stato messo in campo uno sforzo deliberato per creare coppie mentore-mentee tra partecipanti con diversi tipi di disabilità. Questo approccio è stato mirato a consentire a mentori e mentee di imparare dalle prospettive e dalle sfide uniche degli altri. Diversificando le coppie, si è cercato di studiare ed espandere le possibilità di creare legami di mentoring significativi e di supporto, offrendo ai mentee una rete di amicizie più ampia e ai mentori una prospettiva più ampia.
È stata fornita una serie di strumenti per rompere il ghiaccio, aiutando i partecipanti ad avviare una relazione durante i primi incontri. I rompighiaccio proposti si sono rivelati molto utili per quasi tutti i gruppi.
Una volta stabilite le coppie, sono iniziate le relazioni di mentoring. Si è tenuto un incontro iniziale con la presenza dell’educatore, che ha agito come facilitatore. Attualmente, solo alcuni gruppi si sono organizzati autonomamente, cioè senza l’educatore, per incontrarsi e parlare. L’educatore ha fornito un supporto continuo per garantire il successo di ogni coppia, offrendo per esempio uno strumento pratico per la risoluzione dei conflitti.
Tra i partecipanti ci sono diversi giovani e adulti che convivono con la distrofia muscolare di Duchenne, e altri/altre giovani che convivono con altre patologie. Sono state formate 6 coppie, la cui relazione tuttora prosegue, con feedback positivi: un obiettivo del progetto raggiunto, quindi, con soddisfazione di tutte le parti coinvolte.
All’interno delle coppie, vengono trattati gli argomenti più variegati. In alcuni casi, le persone che hanno maggiori esperienze di vita autonoma offrono ispirazione condividendo il proprio mindset e le proprie conoscenze con il mentee. In altri casi, la coppia si confronta su sfide e problemi legati alla quotidianità, su obiettivi e progetti personali, in un dialogo costruttivo.
Il progetto si concluderà a fine anno, con la pubblicazione di una Guida metodologica, realizzata con il contributo dei partner, proprio dedicata al tema del mentoring.