Milano, 15 novembre 2006 – Un gruppo di ricercatori del San Raffaele, in collaborazione con l’Università di Pavia e la Scuola Veterinaria francese di Maisons-Alfort, ha dimostrato l’efficacia di particolari cellule staminali, dette mesoangioblasti,nella cura della distrofia muscolare di Duchenne, malattia genetica degenerativa dei muscoli che dipende da difetti nel gene della Distrofina. Iniettati per via arteriosa in cani che sviluppano naturalmente la forma più grave della malattia, i mesoangioblasti hanno prodotto la distrofina, proteina indispensabile per la funzione delle fibre muscolari e assente nelle cellule malate. In seguito al trattamento gli animali hanno mostrato un miglioramento nel tono e nella forza muscolare, tradotto in una migliore capacità di movimento.L’importante scoperta è pubblicata oggi sul sito di Nature, la più prestigiosa rivista scientifica internazionale in tutti i campi della ricerca scientifica. La rivista ha inoltre dedicato alla scoperta un editoriale a cura di Jeffrey Chamberlain della University of Washington School of Medicine, Seattle, WA, USA.
I ricercatori sono stati sostenuti negli anni in maniera prioritaria da Telethon, il lavoro sui cani distrofici è stato reso possibile grazie ad un finanziamento specifico dell’AFM (Association Francaise contre les Myopathies). Ma finanziamenti importanti sono stati ottenuti da Parent Project Onlus, la Muscular Dystrophy Association of America, il network EC Eurostemcell, il Ministero della Salute, il Ministero dell’Università e della Ricerca e la Fondazione Cariplo.

Lo studio pubblicato su Nature


Cellule staminali prelevate dai vasi sanguigni di cani sani e definite mesoangioblasti sono state iniettate per via intra-arteriosa in cani Golden Retriever colpiti da distrofia muscolare di Duchenne (DMD) e sottoposti a un trattamento di immuno-soppressione a base di ciclosporina per evitare il rigetto delle cellule del donatore.
E’ importante sottolineare che i cani trattati hanno ereditato il gene malato responsabile della DMD dalla madre, esattamente come accade nei pazienti. Dopo cinque iniezioni consecutive, i cani distrofici hanno mantenuto o migliorato la deambulazione e una discreta forza muscolare; inoltre, una percentuale delle loro fibre muscolari, variabile tra il 10 ed il 70%, ha prodotto la versione normale della distrofina.
I risultati di questi esperimenti indicano che i mesoangioblasti sono in grado di migliorare struttura e funzione muscolare in cani distrofici.
I risultati pubblicati oggi su Nature ci confermano che eravamo sulla strada giusta e ci permettono di iniziare a pianificare la sperimentazione sull’uomo. Ma è importante ricordare – sottolinea Cossu – che, anche se il cane malato di DMD rappresenta il modello animale più vicino alla malattia umana, il passaggio alla sperimentazione clinica richiede tempi lunghi e molta cautela. Noi speriamo di poter iniziare un trial clinico in un futuro prossimo; nel frattempo raccomandiamo ai pazienti di continuare a rimanere in cura presso i loro specialisti che saranno costantemente informati dei progressi della ricerca e di una sua applicazione clinica.
Un primo passo è stato già fatto: la settimana scorsa si sono riuniti al San Raffaele, sotto l’egida di Telethon, alcuni specialisti, provenienti da tutta Italia, che seguono pazienti colpiti da distrofia muscolare di Duchenne e i rappresentanti delle associazioni Parent Project onlus e UILDM. Scopo dell’incontro era condividere i risultati ottenuti e iniziare a programmare la futura sperimentazione clinica sull’uomo.
Gli studi precedenti
Questo importante lavoro è il frutto di precedenti studi sperimentali effettuati dagli stessi ricercatori sui topi.
Uno studio del 1998 dimostrava che il midollo osseo dei topi contiene cellule capaci di formare nuove fibre muscolari in un muscolo rigenerato: questi dati indicarono che esistono cellule capaci di formare fibre muscolari al di fuori del muscolo stesso e capaci di raggiungere il muscolo attraverso la circolazione sanguigna. Tuttavia esperimenti di trapianto di midollo in topi distrofici hanno dimostrato che le cellule del midollo non sono di per sé sufficienti a sortire alcun beneficio clinico. Più di recente i ricercatori hanno osservato che cellule staminali associate ai vasi sanguigni, i mesoangioblasti, possono essere coltivate in vitro e possono differenziare in nuove fibre muscolari scheletriche. Nel 2003 queste osservazioni sono state sperimentate sui topi affetti da un’altra forma di distrofia muscolare, quella dei cingoli: quando iniettati per via sistemica, i mesoangioblasti normali hanno ripristinato struttura e funzione del muscolo distrofico. Inoltre, anche mesoangioblasti isolati da topi distrofici si sono dimostrati ugualmente capaci di migliorare  la funzionalità dei muscoli malati, a condizione che prima dell’iniezione venissero geneticamente “curati” in vitro con una copia sana del gene mutato. Più di recente la procedura di trapianto è stata ottimizzata, migliorando la capacità dei mesoangioblasti di colonizzare i muscoli malati.
Oltre a questo studio, altre sperimentazioni cliniche sono programmate o sono già in corso con nuovi vettori virali (terapia genica) o con nuovi farmaci che agiscono sia a livello dell’espressione della distrofina che indirettamente sui muscoli, inducendo la loro ipertrofia e rallentando quindi il decorso della distrofia. E’ probabile che nel tempo, una combinazione di diverse terapie possa portare finalmente a risultati risolutivi per una cura della distrofia muscolare.
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STUDIO PUBBLICATO SU NATURE, 15 NOVEMBRE 2006
Mesoangioblast stem cells ameliorate muscle function in dystrophic dogs
Maurilio Sampaolesi (1,2*), Stephane Blot (3*), Giuseppe DAntona (2), Nicolas Granger3, Rossana Tonlorenzi (1), Anna Innocenzi (1), Paolo Mognol (4), Jean-Lauren Thibaud (3), Beatriz G. Galvez (1), Ines Barthe´le´my (3), Laura Perani (1), Sara Mantero (4), Maria Guttinger (5), Orietta Pansarasa (2), Chiara Rinaldi (2), M. Gabriella Cusella De Angelis (2), Yvan Torrente (6), Claudio Bordignon (1), Roberto Bottinelli (2) & Giulio Cossu (1,5,7)
*Questi autori hanno contribuito in egual misura al lavoro
1) San Raffaele Scientific Institute, Università Vita-Salute, Stem Cell Research Institute, Milano
2) Department of Experimental Medicine and Interuniversity Institute of Myology, University of Pavia, Pavia
3) Neurobiology Laboratory, E´cole Ve´te´rinaire dAlfort. Maisons-Alfort cedex, France.
4) Department of Bioengineering, Politecnico di Milano, Milano.
5) Institute of Cell Biology and Tissue Engineering, San Raffaele Biomedical Science Park di Roma
6) IRCCS Fondazione Policlinico di Milano, Department of Neurological Sciences, University of Milan, Milano
7) Department of Biology and Centre for Stem Cell Research, University of Milan, Milano