Sono stati pubblicati sulla rivista EMBO Molecular Medicine i risultati di una ricerca preclinica che suggerisce nuovi potenziali bersagli terapeutici per contrastare l’infiammazione e la degenerazione muscolare nella DMD.

Come dimostrato in precedenti studi, la popolazione batterica presente nell’intestino, ovvero il microbiota intestinale, e i fattori da questa prodotti, sono importanti attori nel contribuire a un generale stato di salute dell’organismo, in relazione soprattutto a problematiche di tipo metabolico, neurologico e infiammatorio.
Lo studio recentemente pubblicato, condotto dal gruppo di ricercatori dell’Istituto di Chimica Biomolecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pozzuoli guidato dal Dott. Iannotti, ha esplorato il potenziale coinvolgimento del microbiota, in particolare nella sua interazione con il sistema degli endocannabinoidi, nella progressione della distrofia muscolare di Duchenne.
Gli autori hanno evidenziato come nel topo mdx, un modello preclinico della DMD, la patologia è associata ad alterazioni significative nella composizione del microbiota intestinale che si riflette nella produzione dei suoi metaboliti. In particolare, gli acidi grassi a catena corta risultano ridotti nel sangue dei topi mdx rispetto ai topi sani e vengono in parte ripristinati in seguito a trattamento con i cortisonici.

Il trattamento con il butirrato stesso, uno degli acidi grassi a catena corta presente in quantità ridotte nel topo mdx, è in grado di ridurre il difetto motorio e l’infiammazione muscolare nei topi. Lo studio ha poi analizzato la possibile connessione tra queste molecole e il sistema degli endocannabinoidi* che, come evidenziato da precedenti ricerche dello stesso gruppo, mostra un’eccessiva attività nei topi mdx, evidenziando come anche questa alterazione poteva essere ripristinata con somministrazioni di cortisone o di butirrato.

Lo studio riporta dunque un nuovo meccanismo secondo il quale l’alterazione del microbiota intestinale, associata a stadi avanzati di distrofia muscolare nei topi mdx, potrebbe essere coinvolta con alcune caratteristiche della patologia. In particolare, una diminuzione del rilascio di acidi grassi a catena corta nel sangue e un’alterata attivazione di alcuni recettori nel muscolo scheletrico porterebbero a un’aumentata attivazione del sistema degli endocannabinoidi, contribuendo al generale stato infiammatorio cellulare.
Lo sbilanciamento di questo asse costituito dal microbiota intestinale e dal sistema endocannabinoide offre nuovi potenziali bersagli di intervento nel trattamento della distrofia muscolare di Duchenne. 

A cura dell’ufficio Scientifico di Parent Project aps

Potete leggere l’articolo originale pubblicato su EMBO Molecular Medicine al seguente link

 * Gli endocannabinoidi sono una classe di molecole coinvolte in numerose vie di segnalazione cellulare, in grado di registrare variazioni delle condizioni esterne e attivare una serie di recettori che trasmettono segnali alle cellule, così da permettere loro di innescare una risposta.