Partire dalle cellule staminali presenti nelle urine, come fonte di cellule pluripotenti, per mettere a punto una nuova metodica per valutare l’efficacia di nuove strategie terapeutiche e identificare validi biomarcatori. È questo l’obiettivo del nuovo progetto per la Duchenne condotto da Alessandra Ferlini e Domenico D’Amario e finanziato da Parent Project Onlus.

Negli ultimi dieci anni il panorama della Duchenne è notevolmente cambiato sia in ambito clinico sia nella ricerca scientifica. Sul fronte dello sviluppo di nuovi approcci terapeutici sono state avviate tutta una serie di sperimentazioni cliniche basate su strategie cellulari e molecolari ma non sempre i parametri clinici sono abbastanza sensibili nel misurare e valutare il miglioramento clinico. Nasce quindi la necessità di mettere a punto una nuova metodica per valutare l’efficacia delle strategie terapeutiche in sperimentazione.

Un nuovo progetto, dal titolo “Generation of myogenic cells from urine pluripotent stem cells for drug efficiency studies and biomarkers discovery in Duchenne muscular dystrophy patients”, si pone come obiettivo lo sviluppo di un nuovo modello “in vitro”, basato su linee cellulari umane, per testare l’efficacia delle molecole terapeutiche in via di sviluppo e per identificare nuovi biomarcatori. Lo studio sarà condotto dal gruppo di ricerca della Prof.ssa Alessandra Ferlini – Direttore dell’Unità Operativa di Genetica Medica dell’Università di Ferrara – in collaborazione con il team del Dott. Domenico D’Amario – del Dipartimento di Medicina Cardiovascolare del Policlinico Universitario Agostino Gemelli.

Il sistema cellulare più utilizzato al momento come modello di studio per diverse malattie umane e per lo screening di approcci terapeutici si basa sulle cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC dall’inglese Induced Pluripotent Stem Cells). Si tratta di un tipo di cellule staminali immature create in laboratorio riprogrammando geneticamente le normali cellule adulte specializzate, se indotte le iPSC sono poi in grado di differenziarsi in diversi tipi cellulari. Il prelievo di cellule adulte, come ad esempio le cellule della pelle (i fibroblasti), è però invasivo e il processo di riprogrammazione è costoso e complesso. Per questo motivo Ferlini e D’Amario hanno deciso di puntare all’utilizzo di cellule staminali presenti nelle urine (USC), per le quali è stato recentemente dimostrato la pluripotenzialità e la possibilità di una riprogrammazione facile ed efficiente. Questa nuova metodica eviterà la necessità di ricorrere a una biopsia (dolorosa e invasiva) e permetterà di ottenere cellule pluripotenti in modo semplice, veloce e a basso costo.

Il progetto, avviato lo scorso aprile, è uno studio pilota della durata di un anno con un costo iniziale di 12.000 Euro finanziato da Parent Project Onlus. Le cellule staminali urinarie saranno isolate da 3 pazienti con la distrofia muscolare di Duchenne e 3 volontari sani, fatte crescere in coltura e caratterizzate. Una volta caratterizzate, le USC saranno indotte al differenziamento muscolare e a questo punto si avranno a disposizione cellule muscolari (con o senza difetto genetico per la distrofina) senza la necessità di ricorrere a nessun tipo di biopsia. Queste cellule saranno quindi utilizzate come sistema modello “in vitro” e saranno inizialmente provate effettuando dei test per strategie terapeutiche note quali gli AON per effettuare l’exon skipping e Translarna per correggere le mutazioni nonsenso. Un’ulteriore possibile applicazione potrebbe essere l’utilizzo di queste cellule anche a scopo di terapie cellulari. Se i risultati si dimostreranno incoraggianti, lo studio sarà esteso a un numero maggiore di pazienti e individui sani da cui prelevare le staminali urinarie e si porranno le prime basi per un’innovativa metodica per testare nuovi approcci terapeutici e identificare biomarcatori per la Duchenne.