28 maggio – La Commissione Europea ha formalmente risposto alla proposta del gruppo “One of Us”, respingendo la richiesta di limitare i finanziamenti alla ricerca condotta attraverso l’utilizzo di cellule staminali embrionali di origine umana.
Parent Project si unisce al Wellcome Trust nell’accogliere con favore tale dichiarazione.

Tale divieto avrebbe avuto un impatto negativo sulla ricerca sugli embrioni umani per la medicina rigenerativa , la salute riproduttiva e le malattie genetiche .
La ricerca sulle cellule staminali ha infatti il potenziale di portare allo sviluppo di trattamenti e terapie per i pazienti affetti da malattie e patologie (tra le altre malattie neurodegenerative incurabili come il Parkinson, malattie del motoneurone, sclerosi multipla , condizioni croniche come il diabete di tipo 1 , malattie cardiovascolari , danni epatici , danni al midollo spinale , ictus e cecità) grazie ai vari studi clinici attualmente in corso.

La prevalenza di molte di queste condizioni aumenterà con l’invecchiamento della popolazione, diventando uno dei più significativi oneri sanitari ed economici per l’Europa .
Alcuni studi clinici di terapie attraverso cellule staminali embrionali umane sono attualmente in corso in Europa e negli Stati Uniti , per verificare se le cellule staminali possano riparare il tessuto danneggiato in diverse condizioni – tra cui le lesioni del midollo spinale e la degenerazione maculare legata all’età (AMD), la più comune forma di cecità .
Tuttavia la ricerca sulle cellule staminali e la ricerca sulle cellule staminali embrionali specificamente di origine umana è un campo relativamente nuovo; le cellule staminali embrionali umane sono state infatti isolate solo nel 1998.
Comparativamente, altre terapie attualmente in uso, come gli anticorpi monoclonali, hanno richiesto circa 25 anni per sviluppare approcci terapeutici su larga scala.
E’ quindi indispensabile che la ricerca sulle cellule staminali prosegua finchè non sarà possibile trovare le tecniche ottimali per lo sviluppo di terapie.
Questo ambito della ricerca rimane complesso. Per consentire agli scienziati di comprendere fino in fondo il potenziale massivo delle cellule staminali, deve poter essere consentito loro di proseguire la ricerca esplorando tutte le strade possibili ovvero quelli delle cellule staminali adulte, pluripotenti indotte, embrionali e fetali. In base alle loro potenzialità e alle conoscenze biologiche acquisite, le hESCs (cellule embrionali staminali umane) continuano a rappresentare il “gold standard” delle cellule staminali.
Ulteriori alternative, come quella delle cellule staminali pluripotenti indotte, benchè disponibili e in possesso di un grande potenziale, necessitano di ulteriore caratterizzazione prima di poter essere utilizzate in ambito clinico. E’ ancora troppo presto per dire quale sarà la tipologia di cellule staminali più efficaci ai fini dell’uso clinico e per questo motivo è indispensabile mantenere aperte tutte le strade.
La ricerca nell’ambito della salute riproduttiva come quella inerente la diagnosi genetica pre-impianto (PGD) effettua nel contesto della fecondazione in vitro (IVF) necessita l’impiego di embrioni che verrebbero altrimenti distrutti. Tale tecnica consente ai pazienti che ricorrono alla IVF di avere figli non affetti da patologie genetiche debilitanti. L’Europa è leader mondiale della tecnologia della riproduzione assistita (ART), avendo avviato circa il 55% di tutti i cicli ART segnalati.
Attualmente gli embrioni umani donati da coppie che hanno effettuato una IVF e che altrimenti verrebbero distrutti, consentono una migliore formazione degli embriologi, potenziando in questo modo la ricerca in ambito riproduttivo finalizzata a fornire servizi per la fertilità cruciali e a migliorare le percentuali di successo.