Alcune novità di quest’anno sugli studi clinici per la distrofia muscolare di Duchenne e Becker

 

Negli ultimi dieci anni c’è stata una crescita esponenziale della ricerca traslazionale nel campo della distrofia muscolare di Duchenne, sono oltre cinquanta i progetti di ricerca focalizzati su nuovi approcci terapeutici che, nel mondo, sono passati dagli studi preclinici a quelli clinici, e circa un terzo dei trial clinici sono in corso anche in Italia. In questi anni, la Conferenza Internazionale di Parent Project onlus è divenuta un punto di riferimento per ricercatori, clinici e aziende farmaceutiche per poter aggiornare l’intera comunità Duchenne sui progressi fatti e sugli obiettivi ancora da raggiungere.

di Francesca Ceradini

Durante la XVI Conferenza Internazionale di Parent Project onlus, che si è svolta lo scorso 17 e 18 febbraio, sono stati illustrati oltre venti studi clinici in corso, e in avvio, a livello internazionale. Partendo dalle strategie più innovative e specifiche, che mirano a fornire ai pazienti la distrofina (la proteina la cui assenza o deficit è alla base dell’insorgenza della distrofia muscolare di Duchenne e Becker) o a correggere le mutazioni genetiche, sino alle strategie più universali che puntano a combattere l’infiammazione e la degenerazione del tessuto muscolare, compresi i muscoli respiratori ed il cuore, che caratterizzano la DMD e la BMD.

Quest’anno la Conferenza si è aperta con una grande novità: una sessione dedicata alla terapia genica, una strategia che sta muovendo i suoi primi passi nel panorama della sperimentazione clinica per la Duchenne. Negli ultimi mesi sono stati avviati, negli Stati Uniti, ben quattro diversi programmi di sviluppo clinico di terapia genica per la Duchenne, con l’obiettivo di fornire ai pazienti la distrofina mancante (la proteina la cui assenza è alla base dell’insorgenza della malattia). Due di questi studi clinici sono stati illustrati in Conferenza e, in particolare, è stata annunciata la somministrazione della terapia sperimentale, a base di un vettore virale adeno-associato (AAV) contenente microdistrofina, ai due primi bambini al Nationwide Children’s Hospital a Columbus, nell’Ohio. I due trattamenti sono stati effettuati il 4 gennaio ed il 15 febbraio scorso dal team di Jerry Mendell, i due bambini stanno bene e in continuo moinitoraggio. Per avere indicazioni sulla tollerabilità e l’efficacia della terapia ci vorrà più tempo. Si è parlato anche di editing genomico, la nuova frontiera dell’ingegneria genetica che mira a modificare e “correggere” il DNA, che da qualche anno si trova al centro dell’attenzione della comunità scientifica, e dei pazienti, per le sue grandi potenzialità come futura strategia terapeutica per un largo spettro di patologie tra cui le malattie genetiche e la distrofia muscolare di Duchenne. Nel campo della DMD la ricerca è ancora in fase preclinica, anche se con gran fermento, e in Conferenza sono stati illustrati i risultati ottenuti a livello internazionale con Crispr, le promesse di quest’innovativa strategia, i suoi limiti e le sfide da affrontare nel prossimo futuro.

Tra le strategie che mirano a correggere in maniera specifica le mutazioni, sono stati presentati gli aggiornamenti riguardo a Translarna. Si tratta del primo farmaco ad aver ottenuto nel 2014 l’autorizzazione condizionale all’immissione in commercio in Europa per la Duchenne. In Italia, Translarna è inserito nell’elenco dei farmaci erogabili a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale ai sensi della Legge 648/96 per l’uso nei pazienti DMD deambulanti dai cinque anni in su con mutazione nonsenso. Una mutazione che è presente nel 10-13% della popolazione Duchenne. Per questo farmaco sperimentale, sviluppato dall’azienda PTC Therapeutics, sono in corso una serie di studi clinici post-autorizzazione di grande portata con lo scopo di confermare il beneficio terapeutico di Translarna e, soprattutto, di valutare l’effetto del farmaco a lungo termine e nella vita quotidiana dei bambini.

Sul fronte delle molecole che mirano a combattere l’infiammazione e la degenerazione muscolare,  invece, l’azienda Catabasis Pharmaceuticals ha presentato in anteprima mondiale i nuovi risultati positivi riguardo allo studio clinico di fase 2 per valutare la sicurezza e l’efficacia di edasalonexent. Si tratta di una molecola derivata dalla fusione di due componenti: l’acido salicilico e un acido grasso di tipo omega 3, entrambi con attività anti-infiammatoria. I dati presentati dimostrano che edasalonexent permette il mantenimento della funzione muscolare e un notevole rallentamento della progressione della patologia nei ragazzi Duchenne dopo più di un anno di trattamento.

Un’altra importante novità di quest’anno è stata la realizzazione di un meeting satellite, in chiusura di Conferenza, interamente dedicato alla gestione clinica e alle sperimentazioni per la distrofia muscolare di Becker. La BMD è una “variante” meno grave rispetto alla distrofia muscolare di Duchenne ma con un’ampia variabilità dei sintomi clinici. Questo aspetto, insieme alla bassa incidenza della patologia (circa 1 su 18mila), hanno fatto sì che le conoscenze scientifiche e cliniche sulla Becker fossero limitate, così come il numero degli studi clinici dedicati. Il meeting è stato l’occasione per affrontare entrambi gli aspetti e illustrare la nuova sperimentazione clinica che coinvolge i pazienti affetti da questa patologia avviata a fine 2017 all’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Il trial ha lo scopo di valutare il beneficio terapeutico di givinostat in circa 50 pazienti Becker adulti. Givinostat è un farmaco sperimentale prodotto da Italfarmaco e frutto di un iter di ricerca e sviluppo interamente “made in Italy”. L’avvio dello studio clinico su pazienti Becker segue i buoni risultati ottenuti dalle sperimentazioni cliniche condotte in questi ultimi anni sui pazienti Duchenne, che hanno dimostrato che givinostat è in grado di ridurre l’infiammazione, la fibrosi ed aumentare la componente muscolare nei muscoli scheletrici. Sul fronte Duchenne, givinostat è ormai approdato a un trial di fase 3 su oltre 200 pazienti in circa 40 centri clinici nel mondo.