Il Consiglio europeo della ricerca – European Research Council (ERC) – ha assegnato due Advanced Grant per un totale di 4 milioni e mezzo di euro a due docenti della Sapienza, premiando l’attività di ricerca in due settori di eccellenza e confermando l’alto profilo scientifico internazionale dei Principal Investigators che hanno presentato i progetti finanziati.
Tra i destinatari del finanziamento Irene Bozzoni, docente di Biologia Molecolare del dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin”, con il progetto Role of Long non Coding Rna in Muscle Differentiation and Disease – Il ruolo del RNA non codificante nel differenziamento muscolare e nelle patologie (2 milioni di euro).
Il progetto finanziato si inserisce nella tematica più generale affrontata da Irene Bozzoni riguardante lo studio dell’RNA, e in particolare del ruolo di RNA non codificanti nella regolazione dei processi che controllano il differenziamento muscolare e che sono coinvolti nella patogenesi di malattie neuromuscolari, come la Distrofia Muscolare di Duchenne.
Il punto di partenza della riflessione è il superamento del dogma centrale della biologia molecolare secondo cui i geni fungono da stampo per la produzione di proteine, che appartiene ormai al passato. Nelle cellule di mammifero, infatti, solo una piccola percentuale del DNA produce RNA che saranno tradotti in proteine: al contrario, è ormai dimostrato che una grossa porzione del genoma produce RNA non codificanti (Long Non Coding RNA) in misura di molto superiore a quell’1-2% noto per la sua capacità di codificare per proteine. Sarebbe proprio questa parte non codificante del genoma a spiegare la maggiore complessità di organismi superiori e a nascondere funzioni ancora sconosciute e inesplorate che possono rivelarsi fondamentali per la comprensione e la cura di molte patologie.
“Una delle domande fondamentali a cui biologi molecolari e genetisti hanno da sempre cercato di rispondere – sottolinea Irene Bozzoni – è quale sia la base genetica dell’aumento delle complessità funzionale dell’uomo rispetto ad organismi semplici. Gli sforzi compiuti nel sequenziamento e nell’analisi dei genomi ci hanno all’inizio sorpreso perché indicavano che tra un moscerino e un uomo il numero di geni che producono proteine non è molto diverso, mentre ciò che aumentava proporzionalmente alla complessità era il DNA non codificante per proteine”
 
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